La parola Bitter significa “amaro” e rappresenta una famiglia di preparati alcolici caratterizzata, come suggerisce il nome, da aromi intensi, amari e pungenti, ottenuti dall’unione di alcol ed erbe aromatiche, radici, fiori, spezie, scorze di frutta, cortecce e altri ingredienti.
I bitter sono utilizzati dai barman di tutto il mondo come ingredienti per la preparazione di bitter cocktail digestivi o da aperitivo ma, originariamente, venivano impiegati come veri e propri elisir medicinali per trattare le più svariate malattie: dal mal di gola, al mal di stomaco, alla malaria...
Fortunatamente, oggi i bitter sono definitivamente passati dall’armadietto dei medicinali a quello dei liquori, divenendo un ingrediente fondamentale della mixology contemporanea (in effetti, cosa sarebbe un Old Fashioned senza qualche goccia di Angostura?!).
In questo articolo vedremo come è fatto il bitter, quali sono i tipi di bitter più famosi e come utilizzarli per dare un sapore deliziosamente amaro ai nostri cocktails.
Bitter: cos’è esattamente?
I bitter non sono distillati e neppure delle bevande alcoliche. Si tratta piuttosto di potenti estratti alcolici di aromi naturali ottenuti dall’infusione, macerazione o distillazione di ingredienti aromatici in uno spirito neutro.
Ne bastano poche gocce per trasformare il sapore di un drink e ne esistono migliaia di tipi diversi, ognuno con dosi, ingredienti e gusti unici.
In linea di massima, si può dire che l’unica caratteristica comune ai liquori che prendono il nome di bitter è il grado alcolico minimo, che deve essere di almeno 15°.
Si tratta quindi di una costellazione di prodotti modellati dalla sensibilità e dal gusto di chi li produce. Nonostante brand storici come Angostura e Peychaud’s dominano la produzione di questa categoria di alcolici da sempre, un tempo ogni barman creava il proprio bitter artigianale da sé, secondo la sua personalissima ricetta.
Una tendenza che sta prendendo nuovamente piede nei moderni cocktail bar grazie a generazioni di bartender alla continua ricerca di sapori nuovi e interessanti con cui aromatizzare i cocktail.
Come si serve il bitter?
Non esiste una maniera universale di gustare i bitter, perché esistono numerosissime varianti di queste bevande spiritose...anche molto diverse tra loro!
Per semplificare le cose, possiamo dividere i bitter in due categorie principali, che corrispondono a diversi utilizzi e occasioni d’uso. Vediamole insieme.
Bitter digestivi o “Amari”
Popolari soprattutto in Europa, gli amari digestivi si gustano a fine pasto lisci - a una temperatura di 12-14 gradi - oppure con aggiunta di ghiaccio.
Per rinfrescarsi durante l’estate, gli amari alle erbe balsamiche come menta o anice possono essere serviti con 2-3 cubetti di ghiaccio, una spruzzata di soda e una peel di limone.
Lo scopo dei digestivi sarebbe quello di aiutare a digerire il cibo grazie all’infusione amara di erbe e radici anche se, in realtà, sembra proprio bere alcolici a fine pasto non contribuisca a una migliore digestione.
Un'altra varietà di amari digestivi famosi sono i bitter da aperitivo, che si bevono prima del pasto sempre allo scopo di coadiuvare la digestione.
Di solito si tratta di bitter di colore rosso o arancione (ma esistono anche qualità di bitter bianco), che si bevono da soli o mescolati a cocktail intramontabili come il Negroni, il Negroni Sbagliato, lo Spritz, il Boulevardier, l’Americano.
Esistono una varietà infinita di amari popolari italiani, francesi, spagnoli...ma questi sono alcuni dei brand più famosi e universalmente apprezzati:
- Campari,
- Aperol,
- Fernet,
- Cynar,
- Amaro Ramazzotti,
- Jagermeister,
- Unicum.
Aromatic bitters o Cocktail bitters
Il bitter aromatico è molto più concentrato e ha un sapore amaro molto intenso, che serve ad aggiungere complessità e profondità ai cocktails e ad accentuare l’armonia o il contrasto con gli altri sapori presenti nella miscela.
Gli amari da cocktail si presentano spesso in piccole boccette munite di dosatore o contagocce, così da consentirne un utilizzo controllato. Vengono aggiunti alle bevande alcoliche, ai distillati e a drink miscelati e ne esistono tantissime varietà con altrettanti sapori.
Per quanto riguarda l’utilizzo dei bitter nei cocktails, di solito, si aggiungono 1-2 gocce per drink, ma se non si conosce a menadito la ricetta è meglio iniziare sempre con una quantità più bassa. L’importante è mescolare bene il cocktail tra un’aggiunta di bitter e l’altra, così da amalgamare i sapori.
Tra gli aromatic bitter abbiamo moltissimi aromi tra cui scegliere per aggiungere un tocco unico e interessante ai nostri drink (Citrus bitter, Orange bitter, Chocolate bitter, Nut, Creole, Herbal ecc…), ognuno dei quali prende il nome dell'ingrediente principale che lo caratterizza.
I più popolari amari aromatici di sempre rimangono comunque i due bitter storici, ossia l’Angostura bitter (il più antico marchio di bitter alle erbe in commercio, utilizzato per cocktail come l’Old Fashioned, il Manhattan, il Singapore Sling) e il Peychaud’s bitter dal profumo floreale, utilizzato per il Sazerac.
Bitter analcolico
Oltre ai bitter digestivi e aromatici citiamo anche un altro tipo di amaro che ha preso piede sul mercato degli aperitivi analcolici, ossia il bitter analcolico o virgin bitter.
In questo caso, si tratta di coloratissimi drink ricchi di zuccheri e aromi, che possono essere utilizzati come base per bitter mocktails oppure serviti on the rocks all’ora dell’aperitivo.
Qual è il tuo bitter preferito? Faccelo sapere nei commenti!